Quanto tempo trascorriamo seduti durante la giornata lavorativa? Qual è l’impatto reale di questa sedentarietà sulla nostra salute? E soprattutto, può un ufficio trasformarsi da luogo di sedentarietà a catalizzatore di benessere? Queste sono le domande al centro della recente ricerca di dottorato condotta da Gabriele Signorini presso il Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano, sotto la supervisione del Prof. Pietro Luigi Invernizzi.
Il contesto: l’ufficio come laboratorio del benessere
È ormai assodato che gli impiegati trascorrono circa metà della loro giornata sul luogo di lavoro, e la maggior parte dei lavori d’ufficio richiede attività sedentarie prolungate. Questo aumenta significativamente il tempo trascorso in posizione seduta, rendendo difficile per i lavoratori raggiungere i 150-300 minuti di attività fisica moderata o i 75-150 minuti di attività fisica intensa raccomandati settimanalmente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Dati recenti evidenziano che il 36,8% delle persone che vivono nei paesi ad alto reddito non è sufficientemente attivo, e i costi sanitari attribuibili all’inattività fisica rappresentano dall’1% al 3% della spesa sanitaria totale di ciascun paese. Questi numeri sono allarmanti, specialmente considerando che l’inattività fisica è già di per sé un fattore di rischio per la salute pubblica.
In questo quadro, nasce il progetto UP150 (dove “UP” sta per “Ufficio Proattivo” e “150” rappresenta i minuti minimi di attività fisica moderata raccomandati settimanalmente dall’OMS), sviluppato da Progetto Design & Build in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano. Il progetto si basa su modifiche ambientali, implementazione tecnologica e supporto da specialisti del movimento per educare i dipendenti su routine e abitudini salutari da seguire durante il normale flusso di lavoro. Questo approccio educativo mira a ridurre i comportamenti sedentari sul posto di lavoro e a promuovere e diffondere l’alfabetizzazione fisica tra i lavoratori d’ufficio come parte di un processo di cambiamento dello stile di vita.
Lo studio: metodologia e partecipanti
Lo studio longitudinale condotto da Signorini ha coinvolto 48 lavoratori d’ufficio, divisi in gruppo sperimentale (25 partecipanti) e gruppo di controllo (23 partecipanti). I partecipanti avevano un’età media di circa 40 anni e un BMI nella norma. Durante i 12 mesi di studio, sono stati misurati parametri fisici (attività fisica, efficienza motoria e caratteristiche antropometriche), clinici (parametri metabolici) e psicologici (benessere e disagio, percezioni sociali e psicologiche del lavoro e carico di lavoro percepito).
I ricercatori hanno utilizzato diversi strumenti per misurare l’attività fisica e l’efficienza motoria: Accelerometri triassiali Axivity AX3 per misurare oggettivamente il tempo trascorso in attività sedentarie, leggere, moderate e vigorose durante una settimana intera
Il Cubo Fitness Test (CFT), una batteria di test submassimali basati sulla percezione dello sforzo, per valutare la forma fisica cardio-respiratoria, muscolare e articolare
Misurazioni antropometriche come peso, altezza, BMI e composizione corporea attraverso la misurazione delle pliche cutanee
Analisi del sangue per valutare parametri metabolici come glucosio, insulina, colesterolo totale, trigliceridi e HDL
Il legame tra efficienza motoria e parametri metabolici
La ricerca ha evidenziato correlazioni significative tra l’Indice di Efficienza Motoria (IME), derivante dal CFT, e diversi parametri clinici. In particolare, l’IME era direttamente correlato con i valori di colesterolo HDL (r = 0,55, p = 0,03) e inversamente correlato con i livelli di insulina (rho = -0,57, p = 0,02) e trigliceridi (rho = -0,61, p = 0,01).
Questi dati ci mostrano chiaramente che non è necessario essere atleti professionisti per ottenere benefici significativi: anche miglioramenti moderati nella capacità fisica generale possono tradursi in cambiamenti positivi nei marcatori di rischio cardiovascolare.
L’impatto del tempo sedentario sui parametri clinici
Lo studio ha anche esaminato la correlazione tra il tempo trascorso in attività sedentarie e vari parametri clinici. I dati hanno mostrato che il tempo sedentario è direttamente correlato con i livelli di trigliceridi (rho = 0,498, p = 0,002) e inversamente correlato con i livelli di HDL (rho = -0,43, p = 0,01).
Al contrario, l’attività fisica totale è risultata direttamente correlata con l’HDL (rho = 0,488, p = 0,003) e inversamente correlata con insulina (rho = -0,332, p = 0,048) e trigliceridi (rho = -0,371, p = 0,03). Questo significa che anche piccoli incrementi nell’attività fisica quotidiana possono contribuire a migliorare il profilo metabolico.
Gli effetti di un intervento prolungato: lo studio longitudinale UP150
I risultati dopo un anno sono stati notevoli. Il gruppo sperimentale ha mostrato un progressivo aumento dell’attività fisica moderata e vigorosa rispetto al gruppo di controllo. Nelle ultime due sessioni di misurazione, il gruppo sperimentale ha mostrato un’attività fisica vigorosa significativamente maggiore rispetto al gruppo di controllo (p = 0,038 e p = 0,031).
Sul fronte dei parametri clinici, il confronto dei delta (la differenza tra i valori finali e iniziali) tra il gruppo sperimentale e il gruppo di controllo ha mostrato valori significativamente migliori per il gruppo sperimentale in termini di glucosio nel sangue (p = 0,021), insulina (p = 0,005), colesterolo totale (p = 0,003), trigliceridi (p < 0,0001) e HDL (p = 0,029).
Proviamo a capire cosa significano questi numeri per la salute:
- Glicemia: la riduzione dei livelli di glucosio nel sangue indica un miglioramento della sensibilità all’insulina e un minor rischio di sviluppare diabete di tipo 2.
- Insulina: livelli più bassi suggeriscono un metabolismo più efficiente e un minor rischio di resistenza insulinica.
- Colesterolo e trigliceridi: la riduzione di questi valori, accompagnata dall’aumento dell’HDL, rappresenta un profilo lipidico più favorevole, con un minor rischio cardiovascolare.
L’importanza della composizione corporea
Un altro risultato interessante riguarda la composizione corporea. Mentre l’Indice di Massa Corporea (BMI) non ha mostrato differenze significative tra i gruppi, la percentuale di grasso corporeo ha evidenziato un effetto gruppo significativo (F = 19.988, p < 0,0001).
Questo è particolarmente rilevante perché indica che, anche senza una significativa perdita di peso, l’attività fisica può determinare cambiamenti favorevoli nella composizione corporea, con una riduzione della percentuale di grasso.
Quanto tempo è necessario per vedere risultati?
Un aspetto particolarmente interessante della ricerca riguarda il tempo necessario per osservare cambiamenti significativi. Lo studio ha rilevato che, mentre in un ambiente controllato (come negli studi precedenti di 8 settimane) i risultati possono apparire rapidamente, in un contesto lavorativo reale possono essere necessari almeno sei mesi per rilevare differenze significative tra gruppi sperimentali e di controllo.
Questa discrepanza può essere spiegata dai diversi contesti in cui sono stati condotti gli esperimenti. Nel primo studio, l’ambiente di lavoro era stato specificamente creato per ospitare l’esperimento, e solo i partecipanti sperimentali vi lavoravano; nel presente studio, sia i partecipanti del gruppo sperimentale che quelli del gruppo di controllo lavoravano insieme nello stesso ufficio implementato con cambiamenti architettonici, ma il gruppo di controllo non seguiva il concetto UP150.
Come funziona il progetto UP150 nella pratica?
Il progetto UP150 si basa su quattro elementi principali la cui interazione può influenzare efficacemente l’ambiente di lavoro:
- Il Cubo Fitness Test: un set di test submassimali basati sulla percezione dello sforzo che mira ad analizzare la forma fisica generale del dipendente e a stabilire obiettivi settimanali basati sui risultati dei test.
- Le modifiche dell’ambiente di lavoro: consentono l’inserimento di nuove possibilità di attività fisica durante il normale flusso di lavoro e facilitano l’approccio al movimento quotidiano.
- Il “pocket trainer”: proposto ai dipendenti attraverso un’app digitale dedicata, permette loro di interagire con le modifiche dell’ambiente di lavoro, stabilire obiettivi settimanali di attività fisica e migliorare la consapevolezza di sé, utilizzando scale di sforzo percepito per monitorare l’esercizio fisico.
- I wellness coach: rappresentano l’elemento che educa e personalizza l’esperienza UP150, valorizzando le relazioni umane e le interazioni sociali. Inoltre, operano come “contagio”, facilitando le relazioni tra colleghi e manager ed educando sulle abitudini salutari attraverso una comunicazione di supporto ai bisogni.
Tradurre la ricerca in pratica quotidiana
Cosa possiamo imparare da questi dati per la nostra vita quotidiana?
La ricerca di Signorini suggerisce che anche piccoli aumenti nell’attività fisica quotidiana (come l’introduzione di micro-pause attive di 1-5 minuti ogni 60 minuti circa) possono portare a benefici misurabili nella salute metabolica.
Non è necessario diventare atleti o dedicare ore alla palestra ogni giorno. Anche semplici modifiche al nostro ambiente di lavoro e alla nostra routine quotidiana possono fare una grande differenza nel lungo periodo. Come evidenziato dallo studio, il progetto UP150 ha dimostrato che è possibile integrare l’attività fisica nella normale giornata lavorativa senza compromettere la produttività, ottenendo anzi un miglioramento della salute mentale e una riduzione della percezione del carico di lavoro.
Conclusione
I dati parlano chiaro: l’attività fisica, anche in modeste quantità, ha un impatto significativo e misurabile sui parametri di salute dei lavoratori. La ricerca condotta presso l’Università degli Studi di Milano non solo conferma ciò che già sappiamo sui benefici generali dell’esercizio fisico, ma fornisce evidenze specifiche su come questi benefici si manifestino nella popolazione dei lavoratori sedentari in un contesto di ufficio reale.
Nonostante un ambiente misto per il coinvolgimento nelle politiche aziendali possa rappresentare un punto di resistenza che porta a un aumento del tempo necessario per educare i dipendenti ad adottare stili di vita sani, il concetto UP150 rappresenta un significativo punto di leva nella promozione di stili di vita attivi sul posto di lavoro.
Il messaggio che possiamo trarre è di speranza: non è mai troppo tardi per iniziare a muoversi di più, e anche piccoli cambiamenti nell’ambiente di lavoro possono portare a risultati significativi per la salute. Come suggerisce il titolo di questo articolo, i numeri non mentono: l’attività fisica integrata nella routine lavorativa è una delle migliori strategie preventive per la nostra salute.
Riferimenti:
Signorini, G. (2025). UP150 PROACTIVE OFFICE: THE OFFICE THAT EDUCATES ON EMPLOYEE CARE AND WELL-BEING THROUGH PHYSICAL EXERCISE FOR HEALTH [Tesi di dottorato]. Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, Università degli Studi di Milano, Italia.