Come si progetta la funzione sociale dell’ufficio

Hub System Simulator

La progettazione di uffici prende spunto dalla visione che ha la società in un dato periodo. Le conoscenze scientifiche avanzano e si sedimentano prima di essere utilizzate in diversi ambiti della nostra società. Capita quindi che a disegnare un ambiente di lavoro non sia più sufficiente, il talento dell’architetto.
Il periodo pandemico ha determinato una linea di demarcazione in molti ambiti della vita umana, in particolare il lavoro è stato colpito duramente e ha dovuto re-inventarsi attraverso l’adozione di massa dell’home working. Fortunatamente l’evoluzione tecnologica e la naturale propensione al cambiamento avevano seminato in un campo già fertile, al punto da essere considerato una valida alternativa al lavoro in presenza, a prescindere dal virus.
Per molte ragioni che abbiamo visto nei paragrafi precedenti, l’essere umano è a suo agio quando collabora all’interno di gruppi di persone in presenza, dove il supporto, l’altruismo e la creatività possono fiorire senza vincoli tecnologici oppure confinati dall’ambiente fisico.
Lo space office ha quindi bisogno più che mai della scienza per essere progettato tenendo in considerazione sia le esigenze umane sia il nuovo bisogno di sentirsi protetto in un luogo sicuro, ottenuto il quale può rivolgere le sue energie al lavoro ed alla ricerca del benessere.
In questo “nuovo mondo del lavoro” le misure fisiche dell’ambiente assumono maggiore importanza rispetto a prima, come lo sono gli spostamenti del personale e la visione di insieme, tutto ciò gioca un ruolo determinante nella sensazione di rassicurazione.
Con questi presupposti nasce un moderno modo di elaborare i luoghi chiusi che contemplano aspetti previsionali avanzati, a loro volta fondati sulle regole del comportamento sociale.

Hub System Simulator e l’ambiente predittivo

L’HSS è un nuovo modo di progettare gli uffici tenendo in considerazione parametri differenti dal passato. I pilastri della progettazione sono mutati, oggi si tende a favorire l’incontro tra colleghi in ambiti controllati e prevedibili. Questa caratteristica ha un aspetto positivo sulla gestione dell’ansia che è direttamente collegata alla sensazione di mancanza di controllo derivata dall’impatto del Covid.
Alcuni esempi chiariscono meglio il concetto:

  • Le persone di un ambiente condiviso hanno modalità di spostamento in un solo senso;
  • Le sale meeting diventano luoghi di destinazione;
  • La visibilità è ampliata al massimo in ogni direzione.

Con questi presupposti e con le conoscenze di diversi ambiti come le neuroscienze e la psicologia ambientale, attraverso l’HSS è possibile passare dalla progettazione statica a quella dinamica. Per disegnare l’uso dinamico dell’ambiente occorre farsi alcune semplici domande:

  • Possiamo prevedere l’uso dell’ambiente da parte dei suoi occupanti?
  • Il criterio della sicurezza, anche nel senso del bisogno psicologico, è soddisfatto?
  • Quali effetti ha il nuovo ambiente sul benessere e sulla produttività?

Va detto che la progettazione di uno spazio aperto, come una metropoli o chiuso come un building, ha già in sé la previsione del suo utilizzo, la novità è rappresentata dalle misurazioni che prendono in considerazione nuovi bisogni che a loro volta hanno a che fare con il benessere. Nel penultimo paragrafo di questa sezione parleremo diffusamente del benessere.

In che modo l’HSS migliora la progettazione degli uffici

Tra i molti collaboratori di Progetto Design & Build ci sono anche neuroarchitetti. Giuseppina Ascione è una di questi e guida il reparto R&S, attraverso il suo lavoro possiamo comprendere il vantaggio della progettazione predittiva.
L’HSS è un nuovo metodo che consente di verificare e prevedere come si rappresenta lo spazio utilizzato dalle singoli persone facenti parte di un insieme. Si inizia con il definire il comportamento umano in termini di prevedibilità di spostamento che è influenzato per lo più da ciò che rientra nel suo campo visivo. La percorrenza potenziale tiene conto quindi della percezione visiva e viene via via rafforzata da elementi simbolici tra i quali troviamo i nudge visti nel paragrafo precedente.
L’HSS trasforma tutti i segnali di percezioni e le distanze in numeri, in modo da avere un quadro di insieme dei flussi dinamici. Su questa base l’architetto interviene nell’applicare il design.

Visibilità, controllo e connettività sono i tre pilastri chiave su cui poggiare il progetto di definizione dello spazio ufficio:

  • Attraverso la visibilità si gestiscono le percezioni dell’osservatore;
  • Il controllo è la sensazione che se ne trae e che deriva dall’aver assunto segnali univoci in merito alla sicurezza;
  • La connettività è il livello di interazione e incontro con gli utilizzatori dello stesso spazio.

Il senso della vista è il sensore più potente che abbiamo per determinare le nostre decisioni di spostamento, a sua volta le direzioni possono essere influenzate da segnali e disposizioni di layout. L’alternanza di segnali respingenti e di focalizzazione determinano il flusso.

Non esiste un ufficio uguale all’altro

È un dato di fatto, difficilmente l’architetto si ripete. Sebbene l’HSS sia di notevole aiuto poiché basato su criteri quantitativi e predittivi, sappiamo che l’essere umano ha per natura un certo grado di imprevedibilità.
La stessa vita delle aziende può attraversare cicli diversi, come anche, il lavoro può essere di intensità variabile. Nonostante queste mutevolezze influenzino la vita dinamica in ufficio, ciascuno di noi ricerca sempre l’equilibrio migliore.
La funzione sociale dell’ufficio, attraverso questo modo di progettare, è più attenta ai nuovi bisogni degli individui. Il passo successivo è favorire il benessere dei knowledge worker, così come realmente lo intendiamo in questa epoca, seppur in un luogo che storicamente sembra, almeno fino ad ora, non favorire alcune importanti necessità, prima fra tutte l’attività fisica.
Nei paragrafi dedicati ad UP150 affronteremo proprio questo tema che cambia, speriamo per sempre, il paradigma del lavoro d’ufficio = sedentarietà.

Tratto da una pubblicazione per Harvard Business Review
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